mercoledì 28 novembre 2007

Il trionfo Longobardo e la rinascita della nostra cultura


L’evento con visite da record ha conquistato i Torinesi e i Piemontesi, confermando quella crescente e rinnovata attenzione per le radici profonde della nostra identità culturale che il nostro Movimento si propone di affermare e diffondere in chiave moderna, facendole conoscere anche al di fuori dei confini regionali. Presento qui di seguito un sunto rielaborato dell’articolo recentemente comparso su La Stampa che dà conto del considerevole successo di pubblico. Il popolo ”barbaro” di matrice germanica, comunemente noto con il termine di “Longobardi” (forse dall’uso delle lunghe barbe che incorniciavano il viso di questi temibili guerrieri), mostra il suo vero volto attraverso un percorso culturale di intensa suggestione. I Longobardi hanno conquistato nuovamente Torino, anzi hanno sedotto migliaia di visitatori provenienti anche dall’estero nelle due sedi dell’evento: quella principale di Palazzo Bricherasio e l’Abbazia della Novalesa (To).
La rassegna è stata curata da Gian Pietro Brogiolo e si sofferma sul periodo che va dal 400 al 700, ossia dalla crisi seguita alla caduta della parte Occidentale dell’impero Romano, che sopravviveva nella sua parte Orientale con la sua Capitale Costantinopoli, fino al consolidamento delle nuove formazioni istituzionali e politiche sorte dalle sue ceneri. Un percorso ricco di spunti e un evento che riesce con successo a definire, nel lungo periodo, un quadro delle trasformazioni strutturali (nelle istituzioni, nell’organizzazione dell’insediamento nelle città e nelle campagne, nel ruolo delle aristocrazie e della Chiesa) per poter meglio apprezzare i cambiamenti introdotti nel primo secolo di dominazione longobarda. Il filo conduttore che il visitatore può cogliere è quello del confronto culturale e della progressiva fusione tra i barbari e le popolazioni preesistenti, in parte romanizzate ed in parte ancora fieramente depositarie degli antichi modelli culturali di derivazione celtica e celto-ligure: scontro e incontro tra culture in un periodo storico cruciale per la storia europea. Un percorso di grande successo che si è sviluppato intrecciando diversi orizzonti geografici, dall’Occidente Cristiano all’area mediterranea, e ritagliando una posizione di privilegio a vantaggio del Piemonte.
Il Piemonte riveste un ruolo di primo piano in questa mostra non solo perché la ospita, ma anche per ragioni storiche e per la qualità e quantità dell’informazione prodotta dalla ricerca archeologica. In età longobarda era una regione chiave sia per la sua posizione geografica di confine con i Franchi, saldamente insediatisi nella Val di Susa fin dagli anni ’70 del VI secolo, sia per il ruolo esercitato dalle aristocrazie longobarde locali, in grado di esprimere, tra fine VI e prima metà del VII secolo, re come Agilulfo (590-615) e Arioaldo (626-636), entrambi duchi di Torino. La sua importanza politica è confermata dalla ricchezza dei ritrovamenti archeologici della fase gota e longobarda, a partire da quello recente e eccezionale di Collegno (a pochi chilometri da Torino, lungo la strada per le Gallie), dove si sono potuti indagare parallelamente l’abitato e la necropoli. Questo contesto storico fa da cornice a trasformazioni strutturali nelle istituzioni, nella cultura, nell’economia e nella società, trasformazioni che la mostra intende delineare pur nei limiti della conservazione dei manufatti.
Il progetto espositivo ha il suo completamento presso la splendida Abbazia della Novalesa, fondata nel 726 dal nobile franco Abbone, dove viene proposta una selezione di sculture e di altri manufatti artistici che illustrano l’evoluzione dell’arredo liturgico nell’area piemontese e valdostana tra il VI e il IX secolo.

Incontro Fronte Lombardia


Mercoledi' 28 Novembre si svolge una riunione aperta a tutti isimpatizzanti del Fronte nell'area insubrica, presso la LocandaTriskele a Solbiate Arno

Per informazioni: varese@frontelombardia - 3404877678

martedì 27 novembre 2007

Tavola rotonda sull'Europa


Sabato 1 dicembre, in occasione del centenario di Altiero Spinelli, presso la Sala Commissioni di Palazzo Marino, Piazza Scala 2, Milano, si terrà un convegno dal titolo: "Dal manifesto di Ventotene agli Stati Uniti d'Europa". L'apertura dei lavori, alle ore 9.30, sarà seguita da una tavola rotonda prevista per le ore 10.30 nella quale si discuterà del "ruolo dell'Italia e dei Paesi fondatori nella battaglia per l'Europa. Interverrà anche Giancarlo Pagliarini che, in chiave federalista, affronterà il tema della "Europa delle Regioni".

lunedì 26 novembre 2007

Anniversario


Un anno fa scompariva, per circostanze ancora oggi misteriose, il leader del Pne Giorgio Panto (26-11-2006 / 26-11-2007). Giorgio ha operato fin da giovane nell'impresa del padre, trasformando una realtà artigianale in un'azienda produttiva di porte e finestre leader a livello internazionale. Ha ricoperto cariche presso l'Associazione Industriali (Confindustria) e l'Associazione Piccole e Medie Industrie (API) di Treviso. E' stato presidente della LIFE e fondatore di Progetto Azzurro, un'associazione che ha coinvolto una grande parte della base industriale, anticipando tesi ora comuni a molte iniziative politiche attuali. Ha fondato poi il partito Nuova Italia, raccogliendo 130.000 preferenze. Ha acquisito la rete televisiva Antenna Tre, Tele Nordest e Telealto veneto, riuscendo a coprire tutto il territorio locale.

Negli ultimi anni ha fondato il movimento politico Progetto Nordest, che ha ottenuto uno straordinario successo al suo debutto alle elezioni regionali del 2005, ponendo come obiettivo la riunione delle tre regioni del nordest in un'unica macroregione. Ha scritto oltre duecento pagine sui giornali nazionali e territoriali, per parlare dei valori morali dei nostri padri che hanno fatto grandi le nostre terre.


"Giorgio Panto è una forza della natura. Fa spavento. Quando si muove, e scrive un rigo, si avverte un rombo. In fondo è normale: si sposta un gigante e la terra trema.
Egli sa combattere con entusiasmo perché ha una speranza formidabile dentro di sé.
Panto mi sferza. Mi aiuta ad alzarmi dal letto il mattino con un barlume di voglia di vivere."
Vittorio Feltri

PNE: eletti segretari


I recenti Congressi provinciali hanno eletto 4 nuovi segretari: a Treviso è stato eletto Ennio De Pieri; a Venezia il nuovo segretario è Maurizio Bossi; a Vicenza è stato riconfermato Massimo Zordan; ed anche a Verona si è avuta la riconferma di Nicola Giacopuzzi. Ricordiamo che la prima provincia che ha celebrato il congresso è stata quella di Padova che ha visto la riconferma al vertice di Michele Munaretto.

Federalismo televisivo


Lombardia - Federalismo televisivo, lunedí nell'Aula consiliare convegno sull'informazione regionale
Il simposio, che verrà introdotto dal Presidente dell'Assemblea Regionale professor Ettore Adalberto Albertoni

Comunicazione e territorio. Ovvero l'informazione nel sistema televisivo pubblico e privato in un modello politico-istituzionale che sta procedendo sulla strada dell'autonomia e del federalismo. "Comunicare il Territorio": è questo il tema del convegno organizzato dal Consiglio Regionale in collaborazione con il Comitato regionale per le Comunicazioni (Corecom) che si svolgerà nell'Aula consiliare lunedí prossimo, 26 novembre, a partire dalle ore 9,30. Il simposio, che verrà introdotto dal Presidente dell'Assemblea Regionale professor Ettore Adalberto Albertoni e moderato dal professor Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Cda Rai, sarà l'occasione per analizzare una questione come la comunicazione, soprattutto in ambito televisivo, che rientra fra i 12 punti della Risoluzione approvata dal Consiglio regionale della Lombardia il 3 aprile 2007 per la negoziazione di forme e condizioni particolari di autonomia con il Governo. Il convegno, al quale prenderanno parte i responsabili a vario livello delle emittenti Rai, Mediaset, Sky Italia, le associazioni FRT tv locali e Aeranti-Corallo, cercherà di mettere a fuoco la richiesta di maggiore vicinanza che i territori richiedono all'informazione radiotelevisiva affinché ci possa essere una migliore e piú estesa traduzione della realtà. Un vero e proprio confronto aperto con le piú autorevoli voci del settore per la ricerca di un dialogo, sinora molto carente, sul tema del "federalismo televisivo".Il convengo si concluderà con un intervento del Presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni (asgmedia).

venerdì 23 novembre 2007

25 Novembre: Inaugurazione dell'Anno Frontista


Il 25 Novembre inaugurazione di un nuovo anno di battaglie per il Fronte. Presso il locale Sunset di Castelcovati (BS) alle ore 12:30 si terrà un pranzo conviviale, con l'inizio della campagna di Tesseramento per il 2008

VII Convegno di Studi Mitteleuropei a Milano

Zita di Borbone Parma, l'ultima Imperatrice

MILANO
SABATO 1 DICEMBRE 2007
ORE 15.00
CASA CARD. SCHUSTER di Via S. Antonio, 5

Dopo il saluto del presidente della Fondazione Cajetanus, Dott. Diego Zoia interverranno:
Prof. Avv. GUIDO AGOSTI: "I Borbone Parma: radici antiche fra Europa e Mitteleuropa, il presente ed il futuro"
Dott.ssa MARIA GRAZIA ALAMIA: "I Borbone Parma e la pace: l'Affare Sisto"
Dott. MAURO FAVERZANI: "Zita d'Asburgo Borbone Parma: la donna, la madre, l'imperatrice"
On. Dott. ALBERTO LEMBO: "La Regalità consacrata della Coppia Imperiale Carlo e Zita d'Austria Ungheria"
La Casa Card. Schuster è situata in pieno centro di Milano a pochi passi da Piazza del Duomo e da Via Larga (MM1 Duomo, MM3 Missori, Tram 12, 23, Autobus 54, 60, 65).

giovedì 22 novembre 2007

Raccolta firme

Raccolta firme per Statuto Speciale per la Lombardia

Sabato a Milano,ore 11, presso l'hotel dei Cavalieri si svolgerà una conferenza stampa organizzata da Fronte Lombardia, Progetto Nord Est-Lombardia e Lega Padana, cui parteciperà come testimonial culturale anche Oneto. Lo scopo è quello di lanciare la raccolta delle 50.000 firme necessarie a portare avanti una legge di iniziativa popolare tesa all'ottenimento dello Statuto Speciale per la Lombardia. Chiaramente, solo con le raccolte firme non si va da nessuna parte, lo sappiamo bene e lo sa la gente,ma è pur sempre un modo per lanciare un tema e proporlo all'attenzione generale sperando che poi se ne discuta e che questa vertenza arrivi almeno in consiglio regionale.

fonte: Fronte Indipendentista Lombardia

Federalismo portuale, interviene il movimento "Obiettivo Nord Ovest"


Danilo Formica, portavoce provinciale del movimento "Obiettivo Nord Ovest" interviene sul federalismo portuale. Di seguito alcune considerazioni.

Il federalismo portuale, tanto atteso dai liguri, ha fatto, in questi giorni, importanti passi in avanti, grazie anche al lavoro del Presidente della Regione Burlando, che, con coraggio, ha promosso e sostenuto il progetto a Roma. Non bisogna, però, cantare vittoria troppo presto, in quanto non è stata ancora resa nota quale sia la somma che rimarrà sul territorio e quale confluirà nelle casse di Roma. In questo senso occorre un cambiamento sostanziale!

Due considerazioni:
a) tra 2005 e 2006 il porto di Genova ha perso il suo storico primato nel Mediterraneo a favore di Barcellona e Valencia;
b) a fronte di 0,64 euro di "diritti portuali" per tonnellata movimentata a Rotterdam, 0,78 a Valencia, 0,89 a Marsiglia e 1,05 a Barcellona, ai porti liguri restano solamente 0,18 euro.

Analizzando questi dati si evince che pochi centesimi in più trattenuti sul nostro territorio non sarebbero sufficienti a rendere i nostri porti competitivi con il resto d'Europa ed un provvedimento poco risolutivo si trasformerebbe in semplice propaganda politica. Riteniamo, inoltre, un grosso errore, l'intenzione del Presidente dell'Authority di Savona di creare un solo comprensorio portuale tra Genova e Savona, in quanto un "cartello" porterebbe soltanto all'immobilismo e all'inefficienza.
Al contrario, una volta ottenuta l'autonomia finanziaria, la concorrenza tra i porti liguri favorirebbe la "gara" all'offerta dei maggiori servizi ed ai prezzi minori, si investirebbe il capitale per migliorare le infrastrutture e si acquisirebbe maggiore competitività sul mercato portuale europeo. Per di più, con un'unica authority, si correrebbe il rischio di indirizzare tutte le risorse verso un unico territorio, a svantaggio di un'altro. Prendiamo esempio dalla vicina Svizzera e trasferiamo, al nostro sistema portuale, il "federalismo fiscale competitivo" che applicano i cantoni elvetici. Autonomia e concorrenza sono le ricette per rilanciare la nostra economia.
di Fabrizio Tenerelli

Indipendenza del Veneto entro il 2012


Dopo il Veneto-Day, Treviso e il Veneto si svegliano con una proposta politica indipendentista.

Il Comitato per la fondazione di un Partito Nazionale Veneto annuncia infatti la propria intenzione di non schierarsi con i blocchi antiveneti del centro-destra e del centro-sinistra italiani. Il comitato lavorerà alla creazione di una coalizione nazionale veneta per offrire ai trevisani una conduzione della città che favorisca l’autogoverno del popolo veneto, in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia. L’invito a partecipare alla coalizione è ovviamente esteso alle forze politiche attualmente presenti in città più sensibili all’indipendenza veneta, prima tra tutte Łiga Veneta, Progetto Nord-Est, Liga Fronte Veneto, i movimenti e soggetti politici indipendentisti veneti, ma anche alle liste civiche e a tutti gli altri soggetti politici o che intendessero abbandonare il legame di sudditanza ai partiti centralisti italiani.
Il programma politico completo sarà elaborato assieme ai cittadini che lo definiranno in una serie di appuntamenti fissi bisettimanali in preparazione delle elezioni. Vengono anticipati alcuni punti chiave qualificanti della campagna elettorale, in fase di maggiore definizione:

- Costruzione di una Treviso sicura, moderna e con spirito europeo e internazionale
- Riqualificazione urbanistica dei quartieri per evitare la crescita di ghetti etnici criminogeni
- Istituzione di servizi di polizia privata e coordinamento con le polizie dei comuni limitrofi
- Creazione di un museo d’arte moderna nell’ex Coni, o in area stadio
- Bilinguismo veneto-italiano (segnaletica stradale, esame di lingua veneta per residenti, corsi di veneto obbligatori per i dipendenti pubblici)
- Istituzione di un ufficio comunale antirazzismo per veneti discriminati
- A bilancio verranno stanziati appositi fondi per politiche a favore della nazione veneta (ad esempio, saranno riconosciute aliquote ICI agevolate a chi esporrà il gonfalone di San Marco dalla propria casa)
- Istituzione di una Patente civica per ottenere la residenza. Una patente a punti sul modello australiano che permetta di attestare la capacità del residente di inserirsi nel tessuto sociale e che verifichi la presenza di aspetti fondamentali di convivenza, come la presenza di un reddito minimo di sussistenza, ma anche la conoscenza della lingua veneta e italiana, come pagare le tasse e la conoscenza delle ordinanze comunali in tema di viabilità e di raccolta differenziata. La strada da seguire anche per il Veneto è quella percorsa da quei Paesi che hanno saputo far rispettare tali norme minime di civismo, come Australia, Svizzera, Canada, Svezia, o Catalogna solo per fare qualche esempio.
- Dall’ombralonga all’Ombrabona: stop al saccheggio della città, sì alla valorizzazione turistica
- Ringiovanimento della classe politica trevisana e creazione strumenti di democrazia diretta

Il comitato e le liste civiche indipendentiste oltre a Treviso saranno presenti in diversi comuni del Veneto fin dalle prossime elezioni di primavera. L’obiettivo è la creazione di una vasta coalizione nazionale veneta che si presenti alle elezioni regionali del 2010. I tentativi in corso per mantenere in vita il sistema politico italiano ormai marcescente sono ormai un inutile accanimento.

Il comitato per un PNV si rifà al programma “Le Ragioni dell’indipendenza” pubblicato dal movimento “Veneti” e presentato al Veneto-Day, che ridisegna in chiave veneta i percorsi politici indipendentisti europei e mondiali che hanno visto una enorme accelerazione nel 2007. Anche per il Veneto, il comitato per un PNV prevede l’ottenimento dell’indipendenza politica in un lasso di tempo ragionevole di 3-5 anni. Tale soluzione politica è l’unica percorribile per noi veneti, prima di essere risucchiati dalla sindrome argentina e della bancarotta finanziaria italiana.

Per informazioni
Portavoce: Gianluca Busato
Web: http://www.pnveneto.org/ - E-mail: info@pnveneto.org
Telefono: 348.8827427 - Fax: 0422.1830131

mercoledì 21 novembre 2007

Campania: Il federalismo dell'immondizia


Rifiuti....rifiutati! "E' assurdo che, nel terzo millennio, uno stato o una regione debbano essere soggiogati da interessi politico-camorristi".

La nostra associazione si era proposta di non tornare più a parlare di rifiuti, ritenendo l'argomento di difficile soluzione a causa di impedimenti che prevaricano qualsiasi logica civile e pratica. E' assurdo che, nel terzo millennio, uno stato o una regione debbano essere soggiogati da interessi politico-camorristici e che per paura o per interesse non si possano trovare sistemi alternativi per la distruzione dei rifiuti. Visto e considerato che, l'unica soluzione accettabile è quella dei siti di stoccaggio, accettiamo, nostro malgrado, la decisione prefettizia! Anche questa "soluzione" è impraticabile, visto e considerato che, come si sceglie un luogo di stoccaggio, il Sindaco di turno o fantomatici comitati, in ogni modo, e con ogni mezzo, tentano di "rifiutare i rifiuti". A questo punto Ekoclub International, nella persona del suo Presidente Provinciale Luigi La Monaca, formula una proposta all'apparenza provocatoria: da circa 14 anni la immondizia in Campania è commissariata, moltissimi comuni hanno prodotto tonnellate d'immondizia che hanno "esportato", per maggiore chiarezza, l'immondizia del Comune di Morcone non è stata depositata a Morcone ma in altro comune. Ekoclub propone di fare un calcolo matematico per individuare il quantitativo d'immondizia "esportato", nel caso del Sannio, dai 78 comuni, comune per comune negli ultimi 14 anni, di "restituire" ad ogni comune l'immondizia prodotta e di affidare ai sindaci e ai comitati la soluzione per smaltire le "proprie" tonnellate d'immondizia prodotte negli ultimi 14 anni. Il "federalismo dell'immondizia" ad ognuno il suo, potrebbe essere una soluzione equa. Per il momento si dovrebbe fare obbligo ai sindaci che dicono no alle discariche di dare una soluzione alternativa al problema ma, soprattutto dire come vogliono smaltire l'immondizia prodotta dai loro comuni.

Luigi La Monaca

fonte: valtelesina news

Art Attack


martedì 20 novembre 2007

Primo congresso Provinciale di Progetto Nordest a Verona



Domenica 18 novembre si è svolto, presso la sala Civica di Santa Maria di Zevio (VR), con più di ottanta delegati il primo congresso del Movimento Politico Progetto NordEst (PNE) della provincia di Verona.Alla presenza del Segretario Politico del movimento, nonché consigliere regionale, Mariangelo Foggiato e dello Storico Veneto membro della direzione generale del partito, EttoreBeggiato, è avvenuta l’elezione del Segretario Provinciale di Verona che durerà in carica per iprossimi tre anni.Fra le due persone che si sono candidate, l’architetto Nicola Giacopuzzi, consiglierecomunale di Sommacampagna per PNE ed il Sig. Marco Rama, imprenditore nel mercato agroalimentaredi Verona, la nuova nomina, che è anche una riconferma, è andata all’architettoGiacopuzzi con un’ampia maggioranza di preferenze. Il nuovo Segretario ha subito ringraziato edha confermato la linea polito/programmatica che l’assemblea nel votare la sua persona ha scelto:“Progetto NordEst è un Movimento pulito che deve rimanere tale e perciò resteranno fuori moltiriciclati politici che stanno cercando in tutti i modi sia di stringere alleanze sia di riuscir ad arrivareal controllo dei vertici. Noi vogliamo stare dalla parte della gente! Dobbiamo arrivare al verocambiamento, l’autonomia regionale non si conquista con le alleanze ma solo con un ampioconsenso popolare. Tutti i partiti sono avvisati! Non ci interessano le vostre false proposte, noiporteremo al riscatto i Veneti con la forza della coerenza e della verità. Diciamo basta a tuttal’attuale classe politica da destra a sinistra, quello a cui vogliamo arrivare è una nuova classepolitica che rappresenti il Veneto unito per decidere liberamente il futuro di questa terra!”Nella stessa giornata si è provveduto ad eleggere un nuovo organo direttivo provinciale compostodalle seguenti nove persone: Albertini Michele, Merlin Andrea, Murari Denis, Piazzi Vittorio,Sangiovanni Paolo, Schiavo Massimo, Sinico Armando, Tegazzin Giorgio, Valentini Mirko e diquattro supplenti: Bray Leonardo, Ferrari Adriano, Menegatti Remigio, Mercanti Gualtiero.

Il Segretario Provinciale
Arch. Nicola Giacopuzzi
Tel. +39 045.8969026
Fax. +39 045.8978757
cell. +39 338.1995271

Fabrizio Bissacco Responsabile MR di Torino e provincia


Il Movimento regionalista, Movimento politico delle Terre e delle Genti del Piemonte ha scelto come Responsabile territoriale per Torino e la sua provincia, Fabrizio Bissacco, 40 anni, torinese, da sempre impegnato nel campo delle tematiche autonomiste e regionaliste. Obiettivo di Fabrizio Bissacco e del Circolo Territoriale MR di Torino sarà quello di contattare ed interessare associazioni, singoli cittadini, amministratori locali ad un progetto di regionalismo moderno e “sostenibile” nel solco del modello “catalano”. Un progetto che nella sua fase iniziale avrà una connotazione cultural-politica tesa a far uscire dal ghetto della protesta inconcludente e folcloristica le tematiche regionaliste, per successivamente approdare ad una presenza attiva ed organizzata nel triennio elettorale 2009-2011 (elezioni provinciali, regionali, comunali di Torino). Supporto fondamentale di questa azione “regionalista” sarà il sito web del MR ( http://www.movimentoregionalista.org/ ), sede politica, motore pubblico e democratico di un'organizzazione leggera, poco costosa, aperta e non burocratica.

On. Guido Rossi Portavoce MR

Convegno a Genova

LE ASSOCIAZIONI "DECIDERE.NET" E WTP INVITANO ALL'INCONTRO
Sabato 24 Novembre 2007 - ore 9.45 presso il Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi al convegno "Genova città di pensionati". Ma quale pensione per i giovani? Partecipano: Daniele Capezzone - Giancarlo Pagliarini - Enrico Musso - Luca Beltrametti - Renata Oliveri -Ettore Rivabella - Elisabetta Fatuzzo - Paolo Rebuffo

lunedì 19 novembre 2007

Referendum VdA, quorum non raggiunto


Solo il 27% alle urne per i cinque quesiti propositivi

(ANSA) - AOSTA,18 NOV - Non e'stato raggiunto il quorum del 45%, necessario per la validita' dei cinque referendum propositivi che si sono svolti oggi in Valle d'Aosta. I quesiti riguardavano la materia elettorale e la costruzione di un nuovo e unico ospedale. L'affluenza alle urne, alle 22, ora di chiusura dei seggi, e' stata infatti del 27%. Uno dei referendum riguardava l'introduzione dell'elezione diretta del presidente della Regione e della Giunta.

La farsa elettorale del Kosovo


Le elezioni in Kosovo, che hanno consacrato la vittoria di Hashim Thaci, esponente del partito democratico per il Kosovo ed ex guerrigliero dell'UCK, sono state proclamate dai media come una grande vittoria, ma in realtà si nasconde in esse una grande sconfitta.

Il voto è stata una sconfitta su tutti i fronti, in quanto erano state preannunciate dai media come il "voto decisivo per l'Indipendenza" , ma il quorum finale è stato solo del 45% della popolazione, una totale vergogna. Un'evidente sconfitta che nessuno può negare, e tutta la Comunità internazionale deve ora essere coerente e rispettosa del volere del popolo, ammettendo che l'Indipendenza non rispecchia il volere sovrano della popolazione kosovara.A raccontare i fatti non sono più i media, divenuti ormai solo dei passa-carte dei comunicati stampa trasmessi dai partiti , ma è il popolo kosovaro che ha dato un vero segnale a tutta la comunità internazionale sulla grande propaganda dell'Indipendenza del Kosovo. Alle elezioni ha partecipato solo il 45% della popolazione kosovara, quando l'intera compagna elettorale è stata impostata a colpi di indipendenza e dichiarazioni ambigue, attendendo così un "primo referendum" risolutivo. Quello a cui abbiamo assistito in questi giorni è stata una guerra soprattutto di parole. Indipendenza condizionata. Indipendenza neutrale. Status incondizionato. Tutto questo grazie al nostro Ministro degli Esteri Massimo D'Alema, che a Belgrado, tra i fischi e le proteste, ha detto al popolo serbo di "non guardare le cartine", di perdere il proprio nazionalismo e di "pensare alla propria gente", di capire che gli Stati occidentali - tra cui l'Italia - vuole solo il bene per la Serbia, alleati di sempre. Ha dimenticato il quel momento il Ministro D'Alema che il Governo Italiano, nel 1998, approvava il bombardamento di Belgrado da parte delle forza Nato.

Oggi, ciò che viene nascosto a tutta l'opinione pubblica internazionale, è che né i serbi del Kosovo credono a Belgrado, e né i kosovari si fidano dell'ONU o della Comunità Europea, o dei propri politici - banditi ormai arricchiti dalle lobbie sfoderando sulle strade di Pristina le loro Mercedes - o della famosa Umnik, coperta da scandali. Il grande Bernard Koushner si ricorderà della famosa Trepcka, uno scandalo nascosto agli occhi dei media, ma che ha reso "la banda di Koushner" famosa a Pristina . Se ascoltate la popolazione, vedrete che nessuno vuole i grandi diplomatici internazionali, e sicuramente vi diranno che la Nato non è lì per controllare i terroristi kosovari o i serbi carnefici . Dal 1999 il Kosovo non ha un governo politico stabile, e nonostante ciò sono state portate a termine le più importanti privatizzazioni, approvate da governi fantocci, mentre gravi problemi economici restano sempre irrisolti. Il Kosovo è una regione in cui regna, ancora oggi, il caos, senza leggi o regolamenti, in cui il traffico di droga e di armi fa da padrone. I giovani kosovari risolvono i loro problemi divenendo corrieri della droga, trafficando così ai confini con la Macedonia, a Bari e a Durazzo.

Sino ad oggi è stato facile accusare i serbi, dare un nemico in pasto all'opinione pubblica è sempre stata la soluzione più facile da prendere. Quanto durerà ancora tutto questo, e a che prezzo ancora si potrà mentire, e come diremo ai kosovari che i tempi sono cambiati?

Se gli italiani sapessero cosa i nostri politici, i nostri ambasciatori e gli eserciti di pace fanno in regioni come il Kosovo o la Bosnia, questa classe politica scomparirebbe. Se ci rendessimo conto che bastano delle vignette blasfeme per sollevare l'Islam, senza armi misteriose, senza il crollo di torri, senza "serbi macellai" , svanirebbero tutte le armate e le guerre. Non abbiamo bisogno di eserciti per fare o distruggere uno Stato, e la stessa propaganda mediatica può annullare un popolo o crearne uno per il semplice interesse delle lobbies. Ancora oggi ascoltiamo da parte dei politici albanesi delle dichiarazioni sul "Kosovo europeo", come se non sapessero che l'Europa è fallita, che il progetto della Costituzione Europea è fallito perché vi sarà solo una Federazione costituita con un Trattato semplificato. Oggi il vero potere e il Governo dell'Europa è nelle mani di 3000 Commissioni di esperti a Bruxelles, composte dagli stessi fiduciari della multinazionali, mentre il Parlamento Europeo non esiste, è solo una orchestra stonata, composta da pappagalli.
tratto da: Rinascita Balcanica

domenica 18 novembre 2007

Non si può cambiare un sistema dal governo, ma dal potere

Scritto da Enzo Trentin

Troppo spesso ci adagiamo in ciò che crediamo di sapere senza sforzarci di vedere le cose da un punto di vista diverso. Idee come democrazia, Stato, popolo ci sembrano così ovvie e scontate che non ci si ferma quasi mai a riflettere su quanto siano in realtà artificiose. Oggi si è giunti potenzialmente ad avere gli strumenti per potersi informare e istruire in maniera indipendente, e quindi per potersi riorganizzare riducendo ai minimi termini un apparato pubblico a questo punto autoreferenziale, parassitario, fonte ormai quasi esclusiva di conflitto sociale, e stando ai trend degli ultimi anni anche di un nuovo conflitto su scala mondiale.
Il desiderio di alcuni politicanti di semplificare il quadro politico in due grandi poli, non solo non ha senso, è inutile fumo negli occhi all’opinione pubblica, supportato da un sistema dell’informazione sostenuto non già dal suo naturale interlocutore, i lettori, bensì da tutti i contribuenti, compresi quindi chi i giornali non li legge.Oramai anche autorevoli docenti [Michele Trancossi*] cominciano a scrivere: Destra e Sinistra non cambia nulla. Sono tutti uguali. Oggi ne abbiamo le prove lampanti. I furbetti del quartierino sono stati sgominati. Clementina Forleo ha sputtanato con le intercettazioni Fassino e D'Alema che non possono più fare la parte delle verginelle pudiche. Berlusconi ha smesso di urlare allo scandalo, tronfio del fatto che anche gli altri rischiano di essere sputtanati giudiziariamente.Da mesi sembrava tristemente conclusa la stagione delle acquisizioni e delle fusioni bancarie. Il risico sembrava perfettamente riuscito. Ora trapelavano solo notizie di una possibile fusione-allenza tra UNIPOL (la grande delusa della storia) e Banca Popolare di Milano.Ecco invece la novità. Con un colpo a sorpresa Banca Monte Paschi di Siena mischia le carte in tavola e torna a riaccendere il risiko bancario Italiano. Mps ha annunciato infatti di aver raggiunto un accordo con il Banco Santander per l'acquisto del 100% di Banca Antonveneta per una cifra pari a 9 miliardi di euro in contanti, al netto delle partecipazione di Interbanca. Per chiudere la partita con gli spagnoli del Santander ai senesi (che sono banchieri dal 1472) sono bastate 24 ore.Un matrimonio tra toscana e veneto, tra la banca senese e quella padovana (l'operazione dovrebbe essere chiusa entro il primo semestre del 2008) darà vita al terzo gruppo bancario italiano dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit-Capitalia, ma in pole position per numero di sportelli (mille quelli di Antonveneta più 2mila di Mps) e dipendenti.Al di là della cattiva reazione dei mercati, ci sono altri corollari a questa acquisizione. Il primo è che Antonveneta torna a essere italiana. Il secondo è il prezzo: 9 miliardi sono tanti. Ma se si pensa che due anni fa la banca è passata agli olandesi per quasi 8 miliardi, e se si calcola che dentro al suo "perimetro" c'era anche la banca d'affari Interbanca, valutata circa un miliardo, ed esclusa da questa operazione (resta al Santander) allora si conclude che Mps paga oggi 9 miliardi quello che due anni fa è stato stimato 7.Sulla vicenda UNIPOL - Antonveneta Berlusconi e la CDL al completo avevano gridato allo scandalo, si erano stracciati i capelli, come pazzi. Ora solo silenzio.
Antonveneta non è stata acquistata dalle cooperative, che qualche leader del Centro-Destra usa spesso per gettare fumo negli occhi ai sui elettori indottrinati. La fusione con una Banca non desta preoccupazione.Ma tra Unipol e Montepaschi cambia qualcosa, almeno in termini di proprietà? Unipol è direttamente legata ai DS. Ma lo è anche Montepaschi, cassaforte laica senese, da sempre vicina agli uomini della sinistra. Quello di Siena è l'unico istituto bancario la cui maggioranza (58%) non sta sul mercato ma è di una Fondazione, controllata dagli enti pubblici (Comune e Provincia su tutti). Enti pubblici governati dal dopoguerra da solide maggioranze Pci, poi Pds, poi Ds. E presto PD.Il Manifesto è stata l'unica voce fuori dal coro in questa vicenda. Ha osato titolare "Ora anche il Partito democratico ha una banca". Fassino e D'Alema, legati ad uno stile ex-comunista avevano miseramente fallito nell'operazione. Mentre San PD, grazie anche all'amore palese tra Draghi e Veltroni, è riuscito nell'operazione con l'approvazione di gran parte dell'opposizione. In conclusione, abbiamo l'ennesima riprova che il centro-destra e il centro-sinistra sono del tutto uguali, con le mani in pasta negli stessi affari. Che non si fanno la guerra, ma solo scaramucce per differenziarsi un minimo agli occhi degli elettori. E quando li chiamano “Casta” si arrabbiano pure definendo chi li attacca "anti-politici". Per quello che ci riguarda preferiremmo un altro aggettivo "anti-affaristi". Adesso Berlusconi ha Mediolanum e Mediobanca, il PD ha Montepaschi, Unipol e Antonveneta. Le altre banche (e assicurazioni) sono un po' meno schierate, anche se per ognuna è possibile trovare una precisa collocazione politica. La “Casta” così aumenta il proprio potere e lo paghiamo noi con le spese bancarie e il signoraggio estorto ai cittadini da una banca privata: la Banca d'Italia. Constatato ciò, qualche domanda pleonastica: A che serve affidarsi ancora ai partiti politici che siedono in parlamento?
Meglio ancora a che servono "questi" partiti? I partiti che controllano le banche, non lo fanno forse per perpetuare il proprio potere egemonico?
Cos’ha a che fare l’egemonia di partiti autoreferenziali con le libertà democratiche? Il 18 Aprile 1993, 31.225.867 cittadini-elettori-contribuenti, attraverso un apposito referendum rifiutarono di finanziare i partiti politici italiani. Come mai questi “democratici” se ne infischiarono della “sovranità popolare” e legiferarono per “rimborsare” i partiti in maniera ancora più pingue?
Quali spazi di democrazia ci saranno ancora, dopo che oltre all’Obolo di Stato, possono contare anche sul credito e sulla potenza finanziaria delle banche? Per concludere: non sarà possibile ad un nuovo partito, per quanto riformatore e composto da persone dotate d’integrità, cambiare il sistema da “dentro”; solo il popolo può avere il potere democratico per farlo. Ci sono alcune leggi che correttamente interpretate consentono ai cittadini-elettori-contribuenti di esercitare quella sovranità che (prevista dall’art. 1, Comma 2 della Costituzione) oggi appare l’unica possibilità per gli italiani di non vedersi sprofondare nella miseria del quarto mondo. Ma è un’opera d’informazione che solo pochi e liberi mezzi d’informazione sono in grado di fare. Si parla molto di rafforzare i poteri del “premier”. Ma poco o nulla di potenziare gli strumenti della democrazia. Uno di questi è il referendum propositivo, non previsto dalla Costituzione italiana. Non tutti sanno che il 18 novembre se ne svolgerà uno su base regionale in Valle d’Aosta. Il voto sarà valido se sarà raggiunto il quorum del 45% dei cittadini elettori. Il referendum propositivo è stato introdotto dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta nel 2005, con la sola astensione della Casa delle Libertà. Nel 2007, dunque, il cittadino voterà direttamente l’approvazione di cinque proposte di legge, assumendo il ruolo di legislatore. Sostanzialmente dicendo ai politicanti: «O ci fate le leggi che ci servono, o ce le facciamo noi!»
(*) Michele Trancossi / Università di Modena e Reggio Emilia su www.disinformazione.it
tratto da: Il Legno storto

sabato 17 novembre 2007

Val d'Aosta: primo test del propositivo


di Benoit Girod (ANSA) - AOSTA, 16 NOV - Si svolgerà domenica prossima, in Valle d'Aosta, la prima sperimentazione in Italia della democrazia diretta di tipo propositivo, introdotta da una legge regionale del 2003. Poco più di 103mila elettori sono chiamati a votare, ed eventualmente ad approvare in via definitiva, cinque proposte di legge di iniziativa popolare, riguardanti le regole per l'elezione del Consiglio regionale e la costruzione di un unico e nuovo ospedale regionale. Le novità proposte in materia elettorale sono l'elezione diretta del presidente della Regione e della Giunta (ora nominati dal Consiglio), la riduzione da tre a una preferenza, l'obbligo della dichiarazione preventiva delle alleanze di governo e la presenza femminile (almeno un terzo dei candidati) nelle liste regionali. Norme che modificherebbero il meccanismo in vigore, un proporzionale con premio di maggioranza attribuito con il doppio turno.

Gli elettori valdostani potranno anche esprimersi sull'organizzazione logistica dei servizi ospedalieri: la proposta di legge, oggetto del quinto quesito, infatti, impegna la Regione ad avviare le procedure per la costruzione di un nuovo e unico ospedale in sostituzione alle sedi esistenti. Con una formula inedita nel panorama costituzionale, se il Sì è espresso dalla maggioranza dei voti validi, le proposte di legge sono approvate e devono essere promulgate dal presidente della Regione. Ma la vera incognita è il raggiungimento del quorum previsto del 45 per cento, poco meno di 47 mila elettori.

Ampio infatti il fronte del "non voto", composto dai partiti autonomisti della maggioranza regionale (Union Valdotaine, Federation Autonomiste e Stella Alpina); contraria ai quesiti anche Forza Italia. "Sono proposte - spiega Guido Cesal, presidente dell'Union Valdotaine - confuse e completamente disarticolate tra di loro, molto demagogiche e devastanti per quello che è l'attuale sistema rappresentativo valdostano; per questo invitiamo gli elettori a non andare a votare con un atteggiamento legittimo e coerente con l'istituto referendario". A sostegno dell'iniziativa referendaria si è invece schierata l'Alleanza autonomista progressista, un cartello che riunisce le forze locali del centro sinistra (Pd e Arcobaleno Valle d'Aosta) e due movimenti autonomisti, Vallee d'Aoste Vive e Renouveau Valdotain. Per il Sì anche Azione Sociale, Alleanza Nazionale e Udc. "La scelta di utilizzare i referendum propositivi - spiega Paolo Louvin, segretario di Vallee d'Aoste Vive - nasce dalla disponibilità di un nuovo strumento che dà ai cittadini il potere di proporre e votare delle leggi: in questo momento la Valle d'Aosta vive una vera e propria emergenza democratica". (ANSA).

giovani piromani crescono..

Albanesi al voto per l'Indipenza


(AGI/EFE/AFP) - Pristina, 17 nov. - Alle 7 del mattino 2.350 seggi si sono aperti in Kosovo per elezioni generali sul cui sfondo si staglia la mai sopita aspirazione all'indipendenza dalla Serbia della maggioranza albanese; rimarranno aperti per dodici ore. L'emittente 'Radio Kosova' ha riferito che fin dai primi istanti si sono formate code di elettori, in tutto un milione e mezzo circa gli aventi diritto, pronti a deporre le schede nell'urna: ma, con ogni probabilita', la loro appartenenza e' e rimarra' una sola. Si rinnova il Parlamento di Pristina, con un sistema proporzionale complesso: cento dei centoventi seggi complessivi si assegnano in forma diretta. Gli altri venti sono riservati ai gruppi minoritari, la meta' dei quali ai serbi, che contano centomila anime, e che pero' hanno ripetutamente ribadito l'intenzione di boicottare la consultazione, la terza nella regione dalla fine della guerra nel '99, per non legittimare un apparato istituzionale dal quale uscira' il prossimo governo, che tutti si attendono proclami nel giro di poche settimane il definitivo distacco da Belgrado; a dispetto del fatto che e' tuttora in corso l'ultima tornata di trattative tra parti contrapposte sul futuro status del territorio: finora senza il minimo compromesso, nonostante l'opera di mediazione della 'Troika' foprmata dai rappresentanti di Unione Europea, Stati Uniti e Russia, che il 10 dicembre dovranno sottoporre all'Onu un rapporto sull'esito negoziale, che si annuncia esso stesso di difficile stesura.

Del resto, ancora ieri il premier uscente Agim Ceku, malgrado fosse la tradizionale giornata di 'riflessione' pre-elettorale, non ha evitato di dichiarare pubblicamente che il Kosovo punta a dichiararsi indipendente "pochi giorni dopo" la presentazione della relazione della 'Troika' al Palazzo di Vetro. In realta', la secessione kosovara dalla piu' grande delle Repubbliche ex jugoslave e' considerata dagli albanesi scontata al punto che, in realta', la campagna si e' concentrata essenzialmente su temi alternativi, in particolare sullo svilppo economico. Il rischio e' che, a prescindere dai risultati del voto odierno, si apra un processo finale i cui meccanismi saranno di ben altra natura; e che se ne scateni l'ennesimo 'effetto-domino' balcanico, con le aree serbe decise a loro volta a staccarsi dai rispettivi territori di pertinenza, non necessariamente soltanto da quello kosovaro. Rimanendo sul piano squisitamente elettorale, seppure con un margine risicato i sondaggi vedono favorito il Pdk, il Partito Democratico del Kosovo guidato dall'ex capo guerrigliero Hashim Thaci: dovrebbe conseguire almeno il 31 per cento, e gia' questo e' molto significativo. Segue la Ldk, la Lega Democratica del Kosovo che fu del 'padre della patria', il defunto Ibrahim Rugova, ora affidata al presidente Fatmir Sejdiu: e' accreditata del 29 per cento. La sorpresa e' indicata nell'Akr, l'Alleanza Nuovo Kosovo creata dal nulla dal magnate dell'edilizia Behgjet Pacolli: potrebbe arrivare al 16 per cento, e diventare cosi' l'inevitabile ago della bilancia.

In lizza nelle 623 circoscrizioni elettorali sono comunque globalmente 97 tra partiti, cartelli e liste indipendenti. Si vota anche per eleggere i consigli municipali, e si scelgono i sindaci di trenta Comuni. Le prime proiezioni, del tutto ufficiose, arriveranno a tarda sera, mentre per i primi risultati ufficiali occorrera' attendere non meno di due o tre giorni: sempre che nel frattempo non accada qualcos'altro, che sarebbe tuttavia improprio definire imprevedibile, assai meno qualificare come ineluttabile. Anche lo scongiurare lo scenario piu' fosco rientra tra i difficili compiti dei centocinquanta esperti inviati dal Consglio d'Europa, e dei 2.500 osservatori locali

Il Dalai Lama riceve la medaglia d'oro


Il presidente americano George W. Bush ha consegnato la medaglia d'oro al Dalai Lama durante una cerimonia al Congresso degli Stati Uniti. "Un simbolo universale di pace e tolleranza" così il presidente americano ha definito il leader tibetano.

WASHINGTON -Bush, in un breve discorso, ha invitato la Cina ad aprire un dialogo con il Dalai "Scoprirete che e' un uomo di pace e di riconciliazione''.
In un inglese un pò stentato la guida spirituale buddista ha letto il suo ringraziamento per l'onorificienza ricevuta ''Questo riconoscimento portera' grande gioia e incoraggiamento al popolo tibetano". Il Dalai Lama ha quindi ribadito il suo impegno per la "non violenza" sottolineando il suo obbiettivo, cercare per il Tibet non l'indipendenza ma solo l'autnomia. La medaglia d'oro consegnata al leader tibetano è la massima onorificienza per un civile. In passato era stata conferita tra gli altri a Nelson Mandela e Madre Teresa di Calcutta.

La “barzelletta” del Terzo valico


Danilo Formica, portavoce provinciale di Obiettivo NordOvest, alleanza strategica dal punto di vista economico tra Liguria e Piemonte, ha dichiarato oggi:"Pochi giorni fa il Ministro Bianchi ha di fatto fermato, per l'ennesima volta, il progetto del Terzo Valico. Progetto che per i Liguri è diventato ormai una barzelletta. Un giorno lo si fa, il giorno dopo si ferma tutto. Tale progetto risulta essere indispensabile per lo sviluppo portuale della nostra regione, quindi è di vitale importanza la sua realizzazione. La scorsa settimana, una alleanza bipartisan tra consiglieri regionali liguri, aveva chiesto la possibilità al Governo di trattenere parte del ricavato fiscale, derivante dai porti, per finanziare appunto il Tervo Valico. Nella stessa giornata il Ministro Bianchi faceva sapere di essere contrario a questa sorta di federalismo portuale perchè, a suo parere, «mette le Regioni del Sud contro il Nord» e che la ripartizione del gettito va ripartita secondo “criteri politici”. Ora mi chiedo quali siano questi criteri politici. Chi decide dove destinare i soldi derivanti dalla portualità ligure? Naturalmente non un ligure"."Da un recente studio della Bocconi", continua Formica, "si evince come i porti liguri siano una risorsa non sfruttata per il nostro territorio. Infatti i nostri porti producono ogni anno quasi 4 miliardi di euro e gestiscono circa il 60% del traffico merci. Quest'estate però, direttamente al forum del Nord Ovest organizzato dal Sole24ore, le autorità portuali liguri lanciavano il loro allarme verso una carenza strutturale che penalizza il nostro mercato portuale rispetto ad altri porti d'Europa. Attualmente solo il 15 – 20% delle merci viene trasportato su rotaia; una percentuale ancora troppo bassa per competere con i tempi ed i servizi offerti sugli altri mercati europei. Il Governo non ha diritto di decidere del nostro futuro. Oggi servono le infrastrutture per rimanere sul mercato ed è impensabile che, da popolo sovrano quale dovremmo essere, ci impediscano di trattenere parte di quel denaro che, per diritto naturale, dovrebbe essere nostro. Infine mi oppongo fortemente a questo sistema burocratico così centralizzato, dove la riscossione delle risorse fiscali a livello centrale comporta la centralizzazione delle clientele d'affari e, di conseguenza, la penalizzazione di alcuni territori a favore di altri".